"accadono cose nella vita che sono come domande. passano minuti o anni e poi la vita risponde" (a.baricco)
domenica 19 ottobre 2008
ancoa un bacino, ancoa una carina...
venerdì 17 ottobre 2008
epidemia nella rete
Dopo qualche giorno di smanettamenti, chattamenti e quizzamenti vari, mi rendo conto che non c'è niente di meglio del mio caro e confortevole blog (grazie a sarina che mi ci ha iniziato), scelto, curato e arricchito ormai da alcuni mesi.
Questo sì che mi rappresenta.
Certo, è piacevole salutare chi non saluti da mò. E' bello scoprire che puoi contattare chi pensavi di non poter più incontrare...Ma se c'è qualcuno che non vuoi salutare? e se c'è qualcuno con il quale manco morto vorresti diventarci amico virtuale?cosa fai lo ignori sul muso?!mah...
Attendo e rimugino.
sabato 11 ottobre 2008
La pace del sabato pomeriggio (per chi non ha bisogno di cambiare coni o comprare pedali)
Sono state tre settimane pesanti, tantissimo lavoro, qualche circostanza tragi-comica, qualche soddisfazione, tanta stanchezza.... ho visto le carine, però!poco ma le ho viste.
Stamattina pure la fisioterapista si è scordata di me (!) ed io, quindi, mi sono alzata all'alba per nulla.
Sono arrivata là e lo studio era deserto, le luci spente, la porta chiusa. Ho provato a suonare il campanello...a chiamarla al telefono...niente. Che le sia successo qualcosa? Penso.Le metto un biglietto nella cassetta della posta e me ne vado..mah!
Ora torno a leggere, prima che arrivino gli unni e la mia stanza diventi un parco giochi (o un ring, dipende.)
venerdì 3 ottobre 2008
ll viaggio finisce qui: nelle cure meschine che dividono l’anima che non sa più dare un grido. Ora I minuti sono eguali e fissi come I giri di ruota della pompa. Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.
Tu chiedi se così tutto vanisce in questa poca nebbia di memorie; se nell’ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti s’appressa l’ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s’infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l’avara mia speranza. A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m’ode salpa già forse per l’eterno.(Eugenio Montale, Ossi di seppia; Meriggi e ombre)