venerdì 3 ottobre 2008


ll viaggio finisce qui: nelle cure meschine che dividono l’anima che non sa più dare un grido. Ora I minuti sono eguali e fissi come I giri di ruota della pompa. Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.

Tu chiedi se così tutto vanisce in questa poca nebbia di memorie; se nell’ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti s’appressa l’ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s’infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l’avara mia speranza. A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m’ode salpa già forse per l’eterno.

(Eugenio Montale, Ossi di seppia; Meriggi e ombre)

4 commenti:

Squilibrato ha detto...

Bella questa poesia di Montale.

Anonimo ha detto...

Da quanto non aggiorno il blog e quante ne avrei da dire...io sono alle prese con lo scritto, nonchè con una capa pazza...e tu?scritto?orale?
Bobbie

Anonimo ha detto...

beeellla!!!
mi hai fatto commuovere!!!
Ma il tuo viaggio lì è finito???

sara ha detto...

ciao!!...veramente mi riferivo al viaggio di una persona che non sono io...che ogni anno rivivo con la stessa intensità..dato che non sono in grado di parlarne...faccio così...